Operatori della e per la vita.

Sottili linee di differenza.

L'articolo 8 del codice deontologico dell'Assistente Sociale, così recita "L'ASSISTENTE SOCIALE SVOLGE LA PROPRIA AZIONE PROFESSIONALE SENZA DISCRIMINAZIONE DI ETA', SESSO, STATO CIVILE, ETNIA, NAZIONALITÀ', RELIGIONE, CONDIZIONE SOCIALE, IDEOLOGIA POLITICA, MINORANZA PSICHICA O FISICA, O DI QUALSIASI ALTRA DIFFERENZA CHE CARATTERIZZI LE PERSONE."

Lampante è l'esplicito collegamento all'articolo 3 della nostra Costituzione, in cui viene enunciato inequivocabilmente la necessaria tutela di tutte le persone in situazione di bisogno senza distinzioni di alcun genere. Tale concetto rende ancora più chiara la conclusione dell'articolo Costituzionale n 2 "Adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale."

Secondo questi principi dovrebbe quindi essere tesa la mano della Solidarietà da parte di qualsiasi cittadino e a maggior ragione da qualsiasi operatore dei Servizi Sociali, verso l'intera pluralità di persone appartenenti a diverse etnie, gruppi religiosi, politici. 

Devono, pertanto, appartenere alla medesima ideologia di pensiero ed orientamento gli operanti del sociale? Vi dovrebbe quindi essere una sorta di denominatore comune che caratterizzi il credo umano di chi opera nel sociale? O invece vi è un'assoluta libertà in termini di pensiero e valori indipendentemente dalla professione?

Vorrei dire essere mossi da ideali in contrasto con l'aspirazione dei valori di assistente sociale o di altre figure professionali è possibile?

Sicuramente è possibile ma non riesco a definire che ciò sia giusto. 

Vorrei precisare, in un paese libero e democratico non dovrebbero sorgere problemi sull'ideologia delle persone, ma il (mio) problema sorge quando le figure professionali non siano mosse da ideali puri quanto giusti. Chi opera nel sociale, penso io, non dovrebbe cogliere l'idea del lavoro come un lavoro comune, ma come una scelta di vita.

Partendo forse da questo presupposto "scelta di vita" riusciamo forse a risponderci. Non possono, o meglio non dovrebbero, esistere ideologie personali contrastanti con ciò che viene esplicato nel codice deontologico (ad esempio, se ci riferiamo alla professione di Assistente Sociale) ; anche se ciò non preclude la buona riuscita di un "caso" o una buona condotta lavorativa. 

E' che proprio non riesco ad immaginare un chirurgo che opera senza essere mosso dalla volontà di salvare vite umane come non riesco ad immaginare un'Assistente Sociale che operi per il benessere delle persone senza condividere l'accettazione per le diversità di ogni genere.

Pertanto la mia risposta è si, esiste un'assoluta libertà in termini di pensiero e valori indipendentemente dalla professione esercitata, ma reputo questi lavoratori e non operatori della e per la vita.

Sottili linee di differenza.